mercoledì 24 febbraio 2016

Da Lui a Lei, da Lei a Lui...

Parlando di "chirurgia plastica" i primi concetti che ci vengono in mente sono: mastoplastica, rinoplastica o liposuzione. Solo in un secondo momento si pensa che la chirurgia plastica come uno strumento in grado di aiutare le persone che sentono di non appartenere al corpo in cui vivono.






Ogni persona è unica nel suo genere.
E’ proprio vero, tutti gli esseri umani sono portatori di trattati caratteristici che li differenziano gli uni dagli altri. Hanno un proprio vissuto, un proprio stile comportamentale, una propria identità e un proprio corredo genetico…
E se la genetica si sbagliasse???
Se nascessimo in un corpo che non ci appartiene???
Le soluzioni a questo problema sono molteplici, per esempio si potrebbe scegliere di utilizzare vestiti in linea con il proprio vero sé oppure scegliere di ricorrere alla chirurgia plastica per cambiar sesso.
Ascoltando o leggendo informazioni che provengono dalla radio o dal web, è sempre più comune apprendere di uomini e/o donne che scelgono di sottoporsi ad interventi chirurgici per vedersi FINALMENTE fuori come dentro.
Generalmente il momento in cui iniziano a percepire il proprio corpo come "sbagliato" è durante l’adolescenza. A livello psicologico si generano dei conflitti interiori che gettano il ragazzo/a all'interno di un vissuto emotivo ancor più tumultuoso durante questo momento, che è già complicato di suo.
Quando i caratteri sessuali secondari fanno la loro comparsa, questi giovani tendono a coprire i propri istinti, che ormai si fanno sempre più pressanti. 
Si presenta loro la certezza che la propria identità somatica non coincide con quella psicologica.
Nel buoi delle loro camere guardano la loro immagine riflessa allo specchio indossando gli abiti che appartengono alla madre o al padre, si immagino come sarebbero se la natura gli avesse regalato il giusto corpo.
Durante il periodo adolescenziale è frequente che questi ragazzi/e nascondano la loro vera natura, ritengono che sia il giusto prezzo da pagare pur di essere accettati dagli altri anche a discapito della felicità, generando vissuti d’ansia, autosvalutazione e depressione.
Con il passare degli anni non vogliono più accettare questa ingiustizia e rivolgendosi a medici competenti ed esperti, trasformano finalmente il loro corpo, donandogli le giuste forme ed armonie.

Non è un passo semplice, infatti devono far i conti con il pensiero dei propri genitori e con la società, che li etichetterà come TRANSESSUALI.
Il termine “transessuale” venne utilizzato per la prima volta dal dottor David Cauldwell nel 1949, ma solamente nel 1966 a seguito della pubblicazione del libro “The transsexual phenomenon” di Harry Benjamin divenne un termine di uso comune. Inoltre il suddetto libro divenne un testo universitario poiché affianca alla transessualità un approccio terapeutico.


Attualmente, in ambito psicologico, alle persone transessuali viene posta diagnosi di “Disturbo dell’ Identità di Genere/ D.I.G” seguendo le indicazioni presenti all’interno del Manuale di Classificazione dei Disturbi Mentali/ DSM IV.       
Esprimere la propria vera natura è un percorso, che seppur insito dentro queste persone da molti anni, deve essere accompagnato da un supporto di tipo psicologico. Infatti, vedere il proprio corpo in maniera differente da come è stato sempre, può generare dei vissuti si shock e di incredulità. Inoltre cambiare il proprio sesso, significa cambiare se stesso e riassegnare alla propria identità un volto nuovo.

Ognuno di noi può, nel suo piccolo, aiutarli. Liberiamoci dal concetto, ormai obsoleto, che siano persone “malate”, sono PERSONE e come tali devono aver il diritto di esprimere il proprio modo d’esser e la propria sessualità. Utilizziamo un po’ di empatia e proviamo a indossare noi per una volta i LORO PANNI.

Federica Lodato


Fonti:
American Psychiatric Association. (2010). "Diagnostic and Statistical Manual of mental Disorder, 4th  edition, text revision". Washington, DC: American Psychiatric Association.

Film consigliato: La pelle che abito

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