“ E vissero felici e contenti per tutta la vita” è la frase finale di molte fiabe. Ma non sempre nella vita reale tutte le storie d’amore culminano in un lieto fine. L’amore finisce e la coppia scoppia.
Diverse possono esser le ragioni che portano alla rottura o alla
separazione tra due persone, spesso si cerca di incollare i cocci del vetro
cercando aiuto presso professionisti, ma a volte quando qualcosa nella coppia
si rompe nulla può aggiustarlo.
La decisione di porre fine ad una relazione durata anni o mesi è
una decisione ben ponderata, non è presa alla leggera e deriva da numerose
riflessioni.
L’amore è un sentimento bellissimo, che appaga, che fa sentir
vivi, nasce e si insinua silenziosamente e improvvisamente. Ma come nasce
all'improvviso, può svanire all'improvviso…
Entrambi i partner si chiedono: “Cosa avrebbero potuto fare?”; “Cosa può essere ancora fatto?”; “Perché non hanno capito di esser
arrivati ad un punto di non ritorno?”
Generalmente la persona che è stata “mollata” affronta la
rottura addossandosi le colpe, cerca di capire i motivi, si sente persa,
smarrita, svuotata e non sa come affrontare il futuro; oppure connota tutta la
relazione con accezioni negative, dimenticando le cose positive e
infangando la memoria della relazione.
Entrambe le reazioni sono umane e comprensibili, non bisogna però
dimenticare che: come la relazione è caratterizzata da co-partecipazione, anche la
fine della stessa è caratterizzata da co-responsabilità.
I modi di affrontare questo cambiamento sono diversi: c’è chi si
chiude in sé stesso, passa le sue giornate tra letto e divano mangiando gelato,
un po’ come Bridget Jones; oppure chi, invece, finge con se stessa e con gli
altri di non soffrire, ripetendosi che “è stata la giusta scelta!!!”
Quando una relazione finisce, si innesca un meccanismo simile a
quello del lutto.
“Il dolore del lutto fa parte della vita esattamente quanto la
gioia dell’amore; esso è forse il prezzo che paghiamo per l’amore, il costo del
coinvolgimento; in pratica, chi sceglie di amare sceglie anche di soffrire” (M.Parkes).
L’elaborazione del lutto, nel nostro caso della rottura o della
separazione della coppia, avviene in maniera differente da soggetto in soggetto
e in tempistiche diverse.
Uomini e donne non si comportano allo stesso modo, infatti all'uomo
è “imposto” di esser forte e far leva sull'orgoglio, mentre alla donna è
concesso un atteggiamento più emotivo, caratterizzato da pianto e da momenti
depressivi.
La psicologa svizzera Elisabeth Kübler-Ross (1970)
ha individuato 5
fasi che si vivono in presenza di un evento traumatico, come il lutto
vero e proprio, o in presenza di una separazione.
Il modello elaborato dalla Kübler-Ross è uno
strumento utilissimo che permette di comprendere le dinamiche psicologiche più
frequenti che affrontano le persone che vivono situazioni luttuoso e/o di
separazione.
Le varie fasi si presentano con intensità differenti, sono
regolate da emozioni diverse e generalmente si verificano seguendo l’ordine
sotto citato.
- La Negazione: è la fase iniziale, la fase del: “NON è possibile!”.
- La Collera: è la fase caratterizzata da sentimenti di rabbia e delle domande: “perché proprio a ME?”
- Il Patteggiamento: è la fase che inizia quando la persona elabora la situazione: “cosa posso fare?”
- La Depressione: in questa fase la persona inizia a prendere coscienza della perdita che sta subendo: “questo è quello che posso fare!”
- L’Accettazione: è la fase terminale di questo processo, in cui il soggetto accetta la propria condizione a seguito dell’elaborazione in toto della situazione: “accetto quello che ho perso!!"
Federica Lodato
Fonti:
E. Kubler-Ross. (1982). "La morte e il morire".Cittadella, Assisi
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