lunedì 22 febbraio 2016

Quando "muore" un amore...(Parte 1)

“ E vissero felici e contenti per tutta la vita” è la frase finale di molte fiabe. Ma non sempre nella vita reale tutte le storie d’amore culminano in un lieto fine. L’amore finisce e la coppia scoppia.






Diverse possono esser le ragioni che portano alla rottura o alla separazione tra due persone, spesso si cerca di incollare i cocci del vetro cercando aiuto presso professionisti, ma a volte quando qualcosa nella coppia si rompe nulla può aggiustarlo.
La decisione di porre fine ad una relazione durata anni o mesi è una decisione ben ponderata, non è presa alla leggera e deriva da numerose riflessioni.
L’amore è un sentimento bellissimo, che appaga, che fa sentir vivi, nasce e si insinua silenziosamente e improvvisamente. Ma come nasce all'improvviso, può svanire all'improvviso…
Entrambi i partner si chiedono: “Cosa avrebbero potuto fare?”; “Cosa può essere ancora fatto?”; “Perché non hanno capito di esser arrivati ad un punto di non ritorno?”
Generalmente la persona che è stata “mollata” affronta la rottura  addossandosi le colpe, cerca di capire i motivi, si sente persa, smarrita, svuotata e non sa come affrontare il futuro; oppure connota tutta la relazione con accezioni negative, dimenticando le cose positive e infangando la memoria della relazione.
Entrambe le reazioni sono umane e comprensibili, non bisogna però dimenticare che: come la relazione è caratterizzata da co-partecipazione, anche la fine della stessa è caratterizzata da co-responsabilità.
I modi di affrontare questo cambiamento sono diversi: c’è chi si chiude in sé stesso, passa le sue giornate tra letto e divano mangiando gelato, un po’ come Bridget Jones; oppure chi, invece, finge con se stessa e con gli altri di non soffrire, ripetendosi che “è stata la giusta scelta!!!”
Quando una relazione finisce, si innesca un meccanismo simile a quello del lutto.
“Il dolore del lutto fa parte della vita esattamente quanto la gioia dell’amore; esso è forse il prezzo che paghiamo per l’amore, il costo del coinvolgimento; in pratica, chi sceglie di amare sceglie anche di soffrire” (M.Parkes).
L’elaborazione del lutto, nel nostro caso della rottura o della separazione della coppia, avviene in maniera differente da soggetto in soggetto e in tempistiche diverse.
Uomini e donne non si comportano allo stesso modo, infatti all'uomo è “imposto” di esser forte e far leva sull'orgoglio, mentre alla donna è concesso un atteggiamento più emotivo, caratterizzato da pianto e da momenti depressivi.
La psicologa svizzera Elisabeth Kübler-Ross (1970) ha individuato 5 fasi che si vivono in presenza di un evento traumatico, come il lutto vero e proprio, o in presenza di una separazione.
Il modello elaborato dalla Kübler-Ross è uno strumento utilissimo che permette di comprendere le dinamiche psicologiche più frequenti che affrontano le persone che vivono situazioni luttuoso e/o di separazione.
Le varie fasi si presentano con intensità differenti, sono regolate da emozioni diverse e generalmente si verificano seguendo l’ordine sotto citato.
Vediamoli nel dettaglio:

  • La Negazione: è la fase iniziale, la fase del: “NON è possibile!”.
  • La Collera: è la fase caratterizzata da sentimenti di rabbia e delle        domande: “perché proprio a ME?”
  • Il Patteggiamento: è la fase che inizia quando la persona elabora la         situazione: “cosa posso fare?” 
  •  La Depressione: in questa fase la persona inizia a prendere coscienza della perdita che sta subendo: “questo è quello che posso fare!”     
  • L’Accettazione: è la fase terminale di questo processo, in cui il soggetto accetta la propria condizione a seguito dell’elaborazione in toto della situazione: “accetto quello che ho perso!!"
 Continua: Quando "muore" un amore (parte 2)

Federica Lodato

Fonti:
E. Kubler-Ross. (1982). "La morte e il morire".Cittadella, Assisi 

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