lunedì 15 febbraio 2016

Come ci trasforma l'Amore?

L'amore ci cambia, cambiamo insieme al nostro amato. Siamo in grado di relazionarci al cambiamento? Amare se stessi è la soluzione.



Siamo spesso in ricerca costante di qualcuno, di relazioni e di storie.  In molte persone emerge il bisogno di entrare con gli altri in “relazioni intime”: c’è chi le cerca fugaci, chi cerca legami che durano nel tempo, chi ha solo bisogno di vicinanza emotiva, sostegno e comprensione.
D'altronde siamo animali sociali: abbiamo bisogno di confrontarci con gli altri, di sentirci parte di un gruppo e di entrare in relazione con le altre persone, seppur a livelli differenti.
Nonostante il bisogno di tessere storie relazionali accomuni tutti, capita che ci sia chi invece rifugge dall'instaurare relazioni intime. Secondo Hatfield (1987) si tratta del timore di fidarsi, di essere abbandonati, di essere attaccati nelle proprie fragilità, di perdere la propria individualità. Altre volte sembrano esser invece le relazioni intime a rifuggire alle persone: innumerevoli volte ho sentito frasi come “non trovo quello giusto/a”… immagino sia capitato anche a voi di sentire questa frase, oppure qualche volta siete stati voi stessi a pronunciarla.
Per Carotenuto l'esclusione dall'esperienza amorosa nasce da dentro, dalla drammaticità della propria dimensione interiore, nasce da un'insaziabile sete d'amore in cui si percepisce che mai nulla o nessuno ci potrà appagare. Nasce dal sentirsi "poveri" quando si è "ricchi", brutti quando si è belli, inermi, vulnerabili, quando al contrario si è forti. L'esclusione è, per l'autore, quando non si accetta la ferita, è sentire ancora un disprezzo che è cessato da tempo, finendo con il perpetuarlo masochisticamente. Ed è quando si è sempre alla ricerca di un impossibile ideale di sé e dell'altro che si finisce per "fallire" nella ricerca della relazione e dell'amore.

Ma che cos'è l'amore? Quando ci si innamora? Di chi ci si innamora? Come si fa ad accorgersi che siamo innamorati?... Sembrano esser le domande più ricorrenti che ci si pone e che le persone si pongono sul tema dell'amore.

L’amore viene evocato dal futuro ed innamorarsi richiede un cambiamento. Ogni grande amore è un processo di mutamento, è un movimento in avanti, in cui tutto cambia e tutto si evolve, in cui si percepisce l'intenzione di esplorare una possibilità di vita più piena.
L’innamoramento avviene quando siamo disposti a cambiare, è li che incontriamo qualcuno che ci aiuta a crescere, a realizzare nuove possibilità, a farci sentire soddisfatti e appagati. Quando ci innamoriamo scegliamo proprio quella persona che giunge nel momento opportuno, quella persona che ci appare la più idonea a risolvere il nostro problema esistenziale e che risponde a un nostro bisogno, il bisogno.  
Come afferma Kierkegaard (1843 p.99): “L’amore ha molti misteri, e questo primo invaghimento è anch'esso un mistero, e non il più piccolo”.
Quello che conta quando ci innamoriamo è il significato simbolico che la persona che abbiamo scelto porta con sé e la porta che insieme a lui/lei ci si apre. 
Quando invece non siamo pronti al cambiamento, accade che il processo di innamoramento si ferma allo stadio iniziale e si presenta come infatuazione o cotta e dopo un po’ svanisce. 
È ad esempio il caso delle persone che qualche tempo dopo, o anche appena dopo una breve infatuazione, si sentono attratte da un’altra persona e continuano la loro ricerca di qualcuno capace di risolvere il loro problema e di rispondere al loro bisogno.  

Si rimane nello stato d’innamoramento fino a quando l’altro non è afferrabile nella propria dimensione, sin quando qualcosa sfugge alla nostra comprensione. 
Quando siamo innamorati l’altro è un'immagine che ci ossessiona, è il nostro pensiero dominante e diviene l’unico interlocutore vero, il solo a cui poter rivolgere delle domande e da cui attendere una risposta concreta, anzi la risposta.

Nell'innamoramento e nella relazione amorosa il potere dell'Eros spazza via tutti i precedenti punti di riferimento. L'amore rende soli, perché la sintonia con gli altri esseri umani viene meno.  Può infatti accadere di non sentirsi compresi quando si vive un'esperienza amorosa, e nonostante questo da una parte ci faccia sentire inquieti, dall'altra ci fa vivere un'esperienza esaltante, perché ci fa sentire davvero unici al mondo. La controprova della nostra unicità ci viene fornita dal sentirci amati dall'altro, a sua volta unico, la sola persona che per noi, in quel momento, conti qualcosa. 
Finché  l'amore dura viene vissuto come qualcosa di definitivo, di perenne. Nessuno può amare pensando che quel sentimento finisca, pensando che abbia un limite. Perdiamo il senso delle cose, usciamo dalla realtà del quotidiano, infatti l'amore cambia il nostro rapporto con la realtà. Per David (1971) l'innamoramento "è uno specchio che vede" la virtù dello stato amoroso che infrange i limiti ordinari dell'Io, in cui egli percepisce, conosce con una nuova sensibilità diversa e una presenza nel mondo completamente nuova.
L’intensità e l’esclusività del rapporto d’amore trasformano, vivificandolo, il modo con cui interpretiamo sia la realtà esterna sia quella interiore.
È come se una nuova moltitudine di immagini, di percezioni, di emozioni, riempisse i nostri canali sensoriali, aprendo all'anima un’altra dimensione. Nell'esperienza amorosa l’amore può illuminare di significato qualsiasi aspetto dell’esistenza”.  A. Carotenuto

Quando l'innamoramento finisce, perché si, finisce... la capacità di mantenere ricca un’esperienza d’amore dipende dalla possibilità di condividere con l’altro un arricchimento interiore, il quale è, oltre che insito nella persona, scaturito dalla relazione. 
Amare è un autentico lavoro psicologico, il più impegnativo che esista, proprio perché attiva in noi una nuova possibilità di conoscenza del mondo.
Come fare quindi nel mutamento che l'amore comporta, a mantenersi in equilibrio con la propria vita? Come fare a dotarsi delle capacità che ci permettono di uscire dai fallimenti d'amore?

L’amore, può  venire solo da se stessi, la forza non ci viene donata, ma va conquistata duramente. La protagonista di un romanzo di Jong (1984, pp. 155-156), alla sua bambina che ascoltando la fiaba de La Bella Addormentata le chiede “E se il principe non arriva?”, risponde che la Bella addormentata dovrà svegliarsi e abbracciarsi forte. Solo così l’autoaccettazione può condurre verso l’indipendenza, consentendo la relazione. E questo sembra essere l’unico modo per “salvarsi la vita”.

La vostra indipendenza insieme all'amore per voi stessi, sono la chiave che vi consente di relazionarvi e che vi dona serenità anche quando siete in assenza di relazioni intime, senza costringervi invano a cercarne. Quando sarete indipendenti e imparerete ad amarvi non avrete bisogno di cercare porti sicuri in cui approdare, perché sarete voi stessi la vostra colonna portante. Ed è solo così che potrete costruire una relazione sana, armoniosa, paritaria con l'altro.



Lara Zucchini


Fonti:

Alberoni F., Ti amo. Rizzoli: Bologna, 1996.
Carotenuto A., Eros e Pathos. Margini dell'amore e della sopravvivenza. Bompiani: Milano, 1987.
David, C. La dimensione amorosa. Liguori: Napoli, 1971
Hatfield E., & Rapson R.L., Gender differences in love and intimacy:  The fantasy vs. the reality.  In W. Ricketts & H. L. Gochros  (Eds.),Intimate relationships: some social work perspectives on love. (pp. 15-26).  New York:  Hayworth Press, 1987.
Yong, E., Paracadute e baci. Bompiani: Milano, 1984.

Kierkegaard, S. Diario di un seduttore. Rizzoli: Milano, 1843

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