Come districarsi tra le molteplici difficoltà nel relazionarsi con i propri figli adolescenti? 5 consigli per cambiarvi aiutando il loro cambiamento!
Mi è capitato diverse volte di imbattermi in genitori in difficoltà a gestire, capire e relazionarsi con i propri figli in adolescenza.
L’adolescenza è per eccellenza la fase dei cambiamenti profondi, sia dal punto di vista fisico che emozionale e comportamentale, durante la quale i giovani sperimentano nuove emozioni ed esperienze.
Ad essere coinvolti nella transizione adolescenziale non sono solo i ragazzi che la vivono in prima persona, ma sono direttamente coinvolti in questo processo anche i loro genitori. Il rapporto genitore-figlio cambia, assume nuove sfaccettature, gli equilibri di prima si rompono e diviene fondamentale instaurarne di nuovi. Ma come fare?
I ragazzi nell'adolescenza si sentono orribili fuori e inadeguati dentro, nascondono la propria "mostruosità" dietro maschere e silenzi.
I silenzi e le incomprensioni creano conflitti e distanze, difficili da affrontare. In questo momento di cambiamento è necessario colmare la distanza, spesso dilatata dall'incomprensione e dal mutismo, tra la generazione dei padri e quella dei figli.
Ecco alcuni consigli per cambiar-vi relazionandovi con i vostri figli in evoluzione:
#1 Litigare con amore
I conflitti con i figli sono all'ordine del giorno ma i sentimenti devono persistere intatti anche nella contrapposizione violenta delle idee, in ogni relazione, ma soprattutto in quella tra genitori e figli.
Se un genitore si trova di fronte a un comportamento del figlio adolescente che non approva, anzi che ritiene contrario ai principi che hanno fatto parte della sua vita, deve mostrare il suo disappunto, il suo dissenso, ma deve anche aggiungere: "Ricordati tuttavia che qualsiasi cosa tu faccia, qui ci sono sempre tuo padre e tua madre che ti vogliono bene". Nessuna contrapposizione, mai, deve poter rompere il legame affettivo e sentimentale.
Ecco perché non accetto un padre che dica al proprio figlio, quando non ne condivide il comportamento: "O cambi o quella è la porta". Sbattere uno in strada non rientra in alcun rapporto educativo dignitoso.
Ognuno deve chiaramente esprimere cosa ne pensa ma non giungere alle imposizioni che spaccano i legami e ammazzano l'amore.
#2 Essere autorevoli non autoritari
Ricordate, la figura del padre si identifica con l'autorità e non si ottiene automaticamente generando un figlio: è fatta di coerenza, di credibilità, abilità professionale. E' presenza anche se non si è fisicamente lì in quel momento. E' una caratteristica che si conquista, è uno stile del rapporto che non ammette generosità eccessive oppure punizioni immotivate.
#2 Essere autorevoli non autoritari
Ricordate, la figura del padre si identifica con l'autorità e non si ottiene automaticamente generando un figlio: è fatta di coerenza, di credibilità, abilità professionale. E' presenza anche se non si è fisicamente lì in quel momento. E' una caratteristica che si conquista, è uno stile del rapporto che non ammette generosità eccessive oppure punizioni immotivate.
Per seguire l'adolescenza nella sua metamorfosi, occorre che cambino anche i padri e le madri, che muti la loro percezione dei bisogni dei figli.
#3 Educare e venire educati
"Educare" vuol dire anche "venire educati" in cui chi educa e chi è educato non sono distinguibili, si possono cambiare i termini ma non i ruoli, che invece devono restare ben differenziati: talora il figlio apprende dai genitori e talora i genitori dal figlio quindi ne viene educato.
Ad esempio quando tornate a casa stanchi e magari anche delusi, raccontate a tavola le vostre difficoltà, chiedete un consiglio al figlio adolescente. I figli possono dare consigli utilissimi, talvolta anche risolutivi. Questo comporta che quando i vostri figli sentono la fatica di vivere e avvertono di non essere all'altezza del mondo, aspettano la sera il papà o la mamma per proporgli il loro problema e sentire il loro consiglio. Il dialogo è una modalità per cercare dentro di sé una soluzione sufficientemente valida.
#4 Non cedere nel conflitto
E' diversissima la percezione del rischio tra genitori e figli. Da un lato i genitori con la paura di tutto fino alla paura della paura, dall'altra gli adolescenti con l'atteggiamento spavaldo "tutto è possibile a me".
Aumentare i controlli ottiene come effetto quello di incrementare la ribellione nei figli, fino a spingerli in comportamenti vietati come risposta ai controlli asfissianti. La divergenza nella percezione del rischio porta al conflitto.
Il conflitto, anche se è lotta, è utilissimo per crescere. Se non esiste contrasto significa che non si sta crescendo.
#5 Apritevi al cambiamento
La necessità del cambiamento non fa parte solo dell'adolescenza, il cambiamento è una costante, inquadrato nel rapporto tra padre-figlio diventa fondamentale che i genitori cambino per aiutare il cambiamento del figlio, o anche soltanto per capirlo.
Adattarsi non vuol dire accettare passivamente, ma come intendeva Darwin: modificarsi per vivere da protagonisti in un dato ambiente, senza soccombervi.
Quelli che si trovano ad affrontare i vostri figli sono anni di transizione in cui vanno incontro a una ristrutturazione della loro identità, a riflessioni su di sé, a una consapevolezza del divario tra ideale e reale che possono favorire l’insorgenza di sentimenti di disagio e malessere. Per questo motivo l'invito è quello di cambiar-vi per aiutare i vostri giovani ragazzi a gestire i cambiamenti di cui sono protagonisti.
Cambiare per aiutare il cambiamento: i genitori devono vivere una metamorfosi di riflesso.
Lara Zucchini
Fonti:
Andreoli V., Lettera a un adolescente, Milano: Rizzoli, 2001
Bonino S., Cattelino E., La prevenzione in adolescenza, Trento: Erickson, 2008
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